Angeli custodi a suggerire la strada

Intervista a Evelina Nazzari e Rosario Tronnolone protagonisti di” Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita?)”, in scena al Teatro di Documenti fino a domenica 16 marzo

di Elisa Fantinel

E se ci fosse una coscienza ad indicarci la strada? Delle anime che scrivono per noi il nostro destino e la nostra storia, ci proteggono e ci suggeriscono i sentieri della vita da imboccare? 

Ne Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita?) scritto e diretto da Stefania Porrino in scena dal 7 marzo al Teatro di Documenti, Evelina Nazzari e Rosario Tronnolone interpretano le figure degli angeli custodi che guidano in qualche modo Beatrice e Virgilio, un’anziana coppia sposata e senza figli che teme la solitudine, la vecchiaia e ha paura della morte. 

Rosario Tronnolone Chi è Vir il tuo personaggio e che ruolo ha nel corso della storia? 

Vir è la voce della coscienza di Virgilio, una via di mezzo tra un angelo custode ed un autore alle prese con un personaggio che ha creato. È qualcuno che si prende cura, con tenerezza e sollecitudine, della vita dell’uomo di cui è l’essenza più autentica.

Secondo te esiste una coscienza che ci suggerisce la nostra strada?

Credo nell’esistenza degli angeli custodi, e penso che, nei momenti di maggiore dubbio o difficoltà, la cosa più saggia da fare sia affidarsi e mettersi in ascolto. Questa forma di ascolto e di attesa è per me l’essenza della preghiera, più che la formulazione di una richiesta. È una forma di fiducia.

Che rapporto hai con il tema dello spettacolo e quindi con la paura della vecchiaia, della morte e della solitudine?

Ho molta paura della solitudine, poca della vecchiaia, nessuna della morte. Quando dico di aver paura della solitudine, mi riferisco a quella non scelta: mi capita di scegliere di stare solo, e dedicarmi alla lettura, o ad una passeggiata, all’ascolto della musica o alla visione di un film, e in questo caso la solitudine non mi pesa, anzi la considero un privilegio. Quella che mi fa paura è solo quella legata alla mancanza d’amore. La vecchiaia mi spaventa poco: in fondo è una stagione della vita, e se la primavera e l’estate sono bellissime, anche l’autunno e l’inverno hanno la loro bellezza. La morte non mi fa paura: qualcuno una volta mi ha detto che sarà come entrare in un giardino. Quella che chiamiamo morte è forse solo la porta di quell’infinito che confusamente intuiamo essere il destino per cui siamo fatti.

Evelina Nazzari – Chi è Bea, il tuo personaggio, e che ruolo ha nel corso della storia?

Bea è la parte spirituale di Beatrice, personaggio ancora terreno. Un angelo custode? Una coscienza? Un’anima? All’interno di una vita che ha un principio e una fina ben definiti, Bea può suggerire a Beatrice certi comportamenti che la farebbero stare meglio, ma non sempre Beatrice riesce a captare la sua voce e i suoi suggerimenti.

Secondo te esiste una coscienza che ci suggerisce la nostra strada?

Non sono credente, forse la mia religione è un gigantesco punto interrogativo. Siccome non so, non mi azzardo a credere in niente. Faccio ipotesi, come tutti, ma poi rimango sempre perplessa. Credo negli incontri (forse non casuali) con altri esseri umani e li considero un grande arricchimento. Ogni tanto mi pare di cogliere un segno, che forse arriva da chissà dove, o forse no… ho talmente tante persone care che sono passate nell’altra dimensione (o nel nulla…). E cerco di comportarmi bene, laicamente bene… chissà, magari qualcosa, di là, ci aspetta…

Che rapporto hai con il tema dello spettacolo e quindi con la paura della vecchiaia, della morte e della solitudine?

Ho paura della vecchiaia almeno da quando avevo vent’anni, praticamente da sempre. Molto meno della morte. Ho paura del dolore fisico e vorrei andarmene in un attimo, essere colta dalla morte quando sono ancora “in vita” e non già buttata in un letto, fantoccio inutile, dolorante e triste. La solitudine non mi fa paura, sto bene con me stessa, ma anche con le persone care, sostegno fondamentale della mia vita.

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Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita?)  – scritto e diretto da Stefania Porrino con Giulio Farnese, Nunzia Greco, Evelina Nazzari, Rosario Tronnolone, Carla Kaamini Carretti – Realizzato in collaborazione con il “Centro Studi Vera Pertossi” – Quadri in scena ad opera della pittrice Màlgari Onnis – Musiche di Johann Sebastian Bach e Giuseppe Verdi trascritte da Tancredi Rossi Porrino in scena al Teatro di Documenti dal 7 al 16 marzo 2025

Foto di copertina di ©Monica Irma Ricci: Rosario Tronnolone ed Evelina Nazzari

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