La recensione di Domino – Festival Pubblico Dominio
Sgargianti, fluorescenti, appariscenti; otto personaggi abitano lo spazio del proscenio; ancora immobili si ergono alle spalle di una scena dalle
Sgargianti, fluorescenti, appariscenti; otto personaggi abitano lo spazio del proscenio; ancora immobili si ergono alle spalle di una scena dalle
L’angoscia si fa strisciante in quei luoghi chiusi, si sparge dalla pellicola un affanno claustrofobico che immobilizza, inchioda alle poltrone.
Come metallo il suono rimbomba sulla scena spoglia; deambula spaesato l’uomo in pigiama. Antoine come? – la voce che lo interpella è
SI NOTA ALL’IMBRUNIRE (SOLITUDINE DI UN PAESE SPOPOLATO) Educato, cedevole, blando, rassegnato; ancora in pigiama, Silvio si muove a tentoni,
Un suono metallico, come di lamiere percosse dal vento; è nel violento infrangersi del silenzio che ha inizio “Macbettu”, ad opera
Un uomo in paltò; gesticola, rimembra, si muove sullo sfondo perlaceo, ci narra una storia lontana. L’immagine è dentro ai
Non ne rimane ritratto, né tomba; come cenere il suo combattimento si disperde nel flusso della Loira. “Siamo creature esitanti,
Ifigenia non è vergine, suo padre non è Agamennone e non c’è forza nella sua stirpe. Arranca nel margine chiassoso
L’acqua straborda, scalpita l’onda irruenta, compressa nel cubo di vetro; questa costa dovrebbe essere Itaca. Una lunga assenza circonda Ulisse,