“Lady Grey”- le mille sfaccettature di un’esistenza

Una luce di un intenso colore ambra riverbera illuminando una poltrona, mentre il pubblico si sistema ai suoi posti della Sala Mercato di Genova. Una giovane donna entra in scena con naturalezza, si accomoda al suo posto come se stesse aspettando i partecipanti. La sua presenza diventa lentamente familiare e necessaria. Lei guarda e sorride, sembra studiare ogni persona presente prima di prendere la parola. Queste sono le premesse di Lady Grey- con le luci sempre più fioche di Will Eno, monologo diretto da Marco Maccieri che vede Alice Giroldini interpretare questa misteriosa Signora vestita elegantemente di abiti argentati, in una produzione del Centro Teatrale MaMiMò assieme al Teatro Nazionale di Genova.

Chi è questa Lady Grey? È una donna, una ragazza, una bambina, un ricordo o un desiderio; forse tutte queste cose insieme. Difficile anche capire se stia recitando una parte o se si stia confidando liberamente. Tutto parte dalla consegna di un compito scolastico, legato chiaramente all’istruzione statunitense: portare un oggetto in classe e spiegare che cosa rappresenti per lo studente.

Ci si interroga sugli eventi che definiscono un’esistenza, sul perché di alcuni gesti e non di altri. Numerosi spiragli si aprono e si intrecciano gli uni negli altri; si ondeggia sempre sul limite che divide la risata dall’urlo, la battuta sarcastica dalla confidenza spontanea. Similmente alla stand-up comedy nordamericana, le sue parole sono spesso imbevute di provocazione urticante che sembrano far crollare la quarta parete.
Eppure, resta sempre una distanza perché, anche se chiama in causa, Lady Grey non vuole avere una risposta. Si appella al pubblico per ravvivarlo e immediatamente schernirlo, e altrettanto fa con se stessa. Vuole ballare e cantare ma alla fine è meglio smettere, stemperare tutto in una battuta che lascia un sorriso strappato a metà sul volto. Fragilità che si maschera e viene subito smascherata.

Nel mezzo, immagini e nomi evocativi. Sabrina, una bambina in un campo di grano in autunno che cammina dopo la scuola. Una relazione con un impalpabile tennista in maglia azzurra e occhiali scuri che si affievolisce fino a non avere più nulla da dirsi. Jennifer, una ragazza anche lei, che si spoglia nuda in classe per mostrare il suo corpo, l’unica cosa veramente sua, ai compagni per adempiere al compito. Mostrare per essere visti, per lasciare tutto com’è e forse un po’ migliore.

Fino alla chiusura, in cui le luci si fanno sempre più fioche davvero e nel chiaroscuro, la donna inizia togliersi i vestiti, forse per disvelare veramente il suo intimo. Si sfila la camicia e nulla più. Lady Grey, consapevolmente, assorbe ciò che siamo e ce lo restituisce facendocelo apparire sfaccettato e incompleto come è il nostro essere intimo. La sua è un’esistenza sparpagliata a pezzi, fatta di amore, odio, ingenuità, desiderio e vergogna; esattamente come quella di ognuno di noi.

Questa performance, pluri-premiata al Roma Fringe Festival di quest’anno, sarà in scena sino al 4 di Dicembre.

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