“Libri che mi hanno rovinato la vita”: Daria Bignardi racconta se stessa nel suo nuovo libro

Una confessione, una lunga dichiarazione sulla propria vita è ciò che Daria Bignardi fa nel suo Libri che mi hanno rovinato la vita – e altri amori malinconici come sottotitolo, edito da Einaudi. Un libro che vibra di parole e di esperienza. L’autrice compie un percorso che affonda le sue radici nel passato, nella lontananza. È un cammino lento, faticoso e consapevole che si legge tutto d’un fiato e che fa riflettere, allo stesso tempo.

Daria Bignardi trasporta sulla carta se stessa, la sua infanzia, il suo vissuto, i libri che hanno caratterizzato e determinato la sua esistenza, le zone buie. Questo testo racchiude incontri, letture, film, poesie, riferimenti a personalità e a grandi presenze nel campo letterario, artistico, teatrale e culturale, alcune delle quali viste e conosciute dalla stessa autrice ed è sorprendente il “come”, le modalità attraverso cui la stessa ne parla, scrivendo.

Il suo mondo interiore viene toccato dall’esterno, da queste letture considerate buie, oscure, quasi dannose, capaci di attraversare gli anni e gli eventi. L’autrice le analizza alla luce del suo vissuto, di com’era e di com’è adesso, aggiungendo tutta una serie di situazioni reali particolari e delicate presenti nella sua vita.

Il suo rapporto con la madre, gli interi pomeriggi passati a leggere, Ferrara (la sua città), le frequentazioni giovanili, il trasferimento a Milano, la morte del padre, il suo lavoro come giornalista, la malattia, la separazione. Ma anche i grandi cambiamenti affrontati, quella sorta di tendenza, l’oscillazione malinconica dentro di sé.

Daria Bignardi va a fondo ed estrae quella soggettività che spaventa, che disarma e rivela fragilità e fratture umane, fortemente personali. Eventi, stati d’animo che sono suoi e le appartengono.

E lo fa senza vergogna o paura, con consapevolezza e grande spirito critico, grazie ad una scrittura talvolta sottile e tagliente, ricca di riferimenti e citazioni, breve e densa di significato. Nella sua disamina personale, la giornalista scuote il lettore e lo ferma alla lettura, come a dirgli di prendere tempo, di riflettere su quella parte arsenica del dolore che tutti, prima o dopo, proviamo e sperimentiamo. Quella parte che c’è perché c’è la vita, la prende a braccetto popolando le storie e le esperienze di ognuno.

Alcuni punti, soprattutto il suo riferimento all’ansia, alla depressione e a quel piacere di soffrire, sono particolarmente riflessivi. È un male che causa dolore e trasforma, fa fuggire, diventa la cornice delle scelte e degli stati d’animo di un momento preciso.

Diventarne consapevoli è quasi una reazione, la risposta per continuare nonostante tutto. Questo libro rappresenta esattamente questo, è la narrazione di una donna che per prima si espone per capire e lasciarsi comprendere dai lettori, è lei che cerca, ricorda per scorgere luce e nuova consapevolezza. Trova quella visione che ribalta ma non cambia il già accaduto, forse uno degli sforzi più difficili da compiere.

Tra le pagine di questo libro, potrebbe ben collocarsi una frase di Leonard Cohen che recita così:” There is a crack in everything that’s how the light gets in” (“C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che passa la luce”), una sorta di insegnamento, di lezione tra le più difficili da riconoscere e vivere. Toccare il fondo, che per ognuno è rappresentato in modo diverso, significa tornare a vedersi e a vedere che sopra la propria testa c’è molto altro. La vita, allora, non è rovinata o persa inesorabilmente, c’è quel minuscolo spazio dove potersela riprendere, con tutto il suo bagaglio pesante, i suoi errori e i suoi continui inizi. Questo, come emerge dal testo, non vale solo per l’autrice, ma vale per tutti.

Grazie alle parole, ai libri, a tutti i personaggi citati, da Djuna Barnes a Grazia Cherchi, da Lou Salomé a Byung – Chul Han, da Pearl S. Buck a tanti altri riferimenti, Daria Bignardi conferisce all’esperienza un senso e una collocazione diversi, più vicini a quella luce, che filtra tra le fessure e tra le spaccature della vita. Un modo per riavvolgere il percorso fatto e capire, comprendere quel qualcosa in più, afferrare quel piccolo cono di luce per accettare. Accettare il buio, i vicoli ciechi, le mancanze e le paure, il fatto che veleno e antidoto possono coesistere. La sua storia insegna che è possibile accogliere gli avvenimenti e quello che si è stati.

Questo libro è una dedica alla vita che abbraccia sofferenza e inesorabili arresti, ripartenze e nuovi inizi. Ironica, lucida e diretta, Daria Bignardi si dimostra per com’è, nella vita, nel passato come nel presente. Una grande professionista, un’acuta scrittrice e una donna che, con le sue ferite e le sue ammissioni, è straordinariamente comune e vicina a tutti.

Teatro Roma
Grazia Menna

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