L’incanto e la delizia

“L’incanto e la delizia” di Francesco Zarzana: recensione del docufilm

di Miriam Bocchino

 

Si è svolta alla Casa del Cinema di Roma l’anteprima del mediometraggio “L’incanto e la delizia” del regista Francesco Zarzana.

Il docufilm è prodotto dal Comune di Sassuolo ed è realizzato dall’associazione Progettaarte, con il sostegno della Fondazione di Modena.

Il regista, che si è dedicato anche alla scrittura del docufilm, ha evidenziato, come l’opera, che è stata girata durante il primo lockdown, voglia rappresentare non solo il cinema ma anche e soprattutto l’aspirazione al domani.

“L’incanto e la delizia” ha una durata di circa 45 minuti ed è suddivisa in due parti. La prima, in forma documentale, manifesta agli spettatori la bellezza del Palazzo Ducale di Sassuolo grazie all’ausilio della voce narrante di Federica Quaglieri mentre la seconda racconta in forma di fiction la storia tra il Duca Francesco I d’Este e la sua sposa Maria Farnese.

Per la prima volta il Palazzo Ducale di Sassuolo diviene sede di un set cinematografico e protagonista visivo della narrazione.

“L’incanto incontra la delizia e la rende immortale”. La magnificenza del luogo, residenza estiva e sede di rappresentanza della Corte Ducale durante l’egemonia del duca Francesco I d’Este, rimane ancora oggi immortale.

Il palazzo ospita dipinti di artisti che hanno interpretato lo spirito dell’epoca. Il francese Jean Boulanger era il pittore ufficiale di corte a cui si sono affiancati tra gli altri Giacomo Monti, Baldassarre Bianchi, Angelo Michele Colonna, il Guercino, Agostino Mitelli, oltre a un grande numero di decoratori.

Ad attorniare il luogo vi era un tempo un magnifico parco ornato di statue e di fontane e oggi utilizzato come area pubblica per i cittadini.

“L’incanto e la delizia”, dopo aver narrato la storia e l’arte del Palazzo Ducale di Sassuolo, racconta  agli spettatori in forma romanzata la storia d’amore tra il Duca Francesco I d’Este (Ivan Castiglione) e la sua giovane sposa Maria Farnese (Katia Greco).

L’incontro tra i due sposi, pur se frutto di un matrimonio combinato, è l’occasione perfetta per cercare di ristabilire l’equilibrio e la serenità nella popolazione dopo la peste del 1629.

Il Duca è, infatti, un uomo provato e addolorato che scopre nella giovane sposa un sostegno prezioso e una fidata consigliera. Maria, al contempo, prova ammirazione per il marito, appoggiandolo nelle scelte che spesso lo portano lontano da lei e dai figli.

La donna si distingue per le sue sapienti doti diplomatiche che manifesta nei lunghi periodi in cui è chiamata a reggere il ducato a causa della lontananza dello sposo.

Nei momenti di lontananza giunge spesso a corte la sorella della duchessa, Vittoria (Carmen Di Marzo): un amore sincero tra le due che spinge Maria a una domanda fatidica eppure necessaria.

Nei sedici anni di matrimonio, fra il 1631 e il 1646, i Duchi D’Este riescono a rilanciare la corte, divenendo gli artefici di un periodo di rinnovamento.

Nel mediometraggio la recitazione degli interpreti si intervalla con l’intervento della voce narrante che racconta ciò che gli occhi osservano.

L’opera appare ancora in una fase embrionale e necessita, probabilmente, di un maggiore approfondimento nella scelta registica e attoriale. Sicuramente la decisione di fare recitare gli interpreti in modo “impostato” vuole rimarcare un atteggiamento tipico dell’epoca. Il rischio che si corre, tuttavia, è che il mediometraggio abbia poca “ripercussione” emotiva nello spettatore.

La colonna sonora è a cura dei Jalisse. Il brano non è stato ideato per il docufilm ma riesce ugualmente a risultare convincente per la narrazione.

 

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