MDLSX, Motus e Calderoni sono sempre più attuali

Non è facile scrivere di spettacoli che sono in tournée da molti anni e che hanno guadagnato successo in tutto il mondo, generando di conseguenza una sterminata serie di recensioni, analisi, apprezzamenti, critiche ed osservazioni. Si correrebbe il rischio di risultare del tutto banali o ripetitivi, se non addirittura tediosi volendo raffrontare la sfida di stilare uno scritto che possa essere nuovo ed originale. MDLSX è un lavoro dei Motus insieme all’attrice Silvia Calderoni che ha debuttato nel 2015 e, a distanza di otto anni, è arrivato lo scorso 13 aprile al teatro Chiabrera di Savona per un pubblico che, con questa stagione, è riuscito a confrontarsi con lavori innovativi e a scrollarsi di dosso una cortina soporifera.
Chi scrive riesce, per questa performance, solamente a partire dal finale, mentre dalle casse audio risuonano le note di “Please Please Please Let Me Get What I Want” dei The Smiths e in scena si pronuncia una frase sola, vera ed inequivocabile nella sua semplicità quasi disarmante:
Io sono sempre stata così.

Un’affermazione limpida e cristallina, che definisce un’esistenza ma soprattutto delinea la resistenza di una persona – in questo caso un ermafrodito – che oggi verrebbe, molto spesso, ancora considerata diversa, fuori luogo. MDLSX, nella sua messinscena, non segue una direzione precisa perché è volutamente ambiguo, provocatorio e indefinibile. Il racconto mescola autobiografia, narrazione letteraria tratta dal romanzo Middlesex di Eugenides e la saggistica filosofica sull’identità di genere attiva dagli anni Novanta. Video e corpo in carne ed ossa si sovrappongono e si riflettono come due lati della stessa medaglia, maschile e femminile sbiadiscono fino a sparire, non riuscendo più a trovare una netta divisione. La separazione viene cancellata perché tali concetti non sono altro che costrutti derivati dalla visione scientifico-razionalistica che vuole etichettare e dividere le persone, un’arma per definire, dividere e controllare.
Il pensiero che si incarna nel corpo androgino di Silvia Calderoni si oppone all’imposizione di regole non condivise, mette in mostra la libertà di poter decidere liberamente del proprio sé, del proprio essere fisico e, cosa più importante, della propria vita. Le regole, sociali e teatrali, vengono sovvertite e rimodellate in un modo alternativo; il tutto è impregnato di uno spirito rock sinceramente punk, pulsante e ribelle che non si nasconde e non si maschera ma, al contrario, sobbolle e si manifesta sonoramente e visivamente, cambiando sempre le aspettative, rimarcando la necessità di rivoltarsi all’appartenenza forzata e di non sottostare a visioni imposte e predefinite. A lottare per essere, per esistere nonostante le avversioni di una maggioranza, per continuare a fare rumore e a non passare sotto silenzio.
Sospeso tra concerto e rave party, tra proiezione e performance, questo spettacolo è bellamente strano ed indefinibile, non può essere ingabbiato in una visione convenzionale e questo ne fa un valore assoluto. Bisogna prenderlo così come si presenta, piaccia o non piaccia, sia che ci soddisfi sia che ci irriti terribilmente.

Le questioni che vengono sollevate generano numerose riflessioni personali, intime ma anche generali e sociali. Mettono fortemente in discussione la visione tipica e fanno correre brividi lungo la schiena di molti in tutta Italia. Ciò che più soddisfa chi scrive è constatare come, usciti dalla sala, molte risposte a queste domande rimangano aperte, incompiute e incluse. L’affermazione di sé genuina, irriverente e pronta al confronto che chiude la performance non mette un punto alla discussione ma rimescola quanto finora stabilito per riaprirla in una nuova prospettiva, dove le parti coinvolte siano alla pari.
Non per tutti è facile comprendere quanto Silvia Calderoni affermi; non per tutti risulta immediato superare le divisioni oramai percepite come vere ed immodificabili. Quello che è più importante per il Teatro non è definire certezze e verità ma sollevare dubbi, porre incertezze, farci riflettere. MDLSX ci smuove, ci mette davanti un punto di vista diverso, strano, forse bizzarro, incredibilmente affascinante.

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con Silvia Calderoni
regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
drammaturgia Daniela Nicolò e Silvia Calderoni
suoni Enrico Casagrande
in collaborazione con Paolo Panella e Damiano Bagli
luce e video Alessio Spirli e Simone Palma
produzione Elisa Bartolucci e Valentina Zangari
distribuzione estera Lisa Gilardino

produzione Motus 2015
in collaborazione con La Villette – Résidence d’artistes 2015 Parigi, Create to Connect (EU project) Bunker/ Mladi Levi Festival Lubiana, Santarcangelo 2015 Festival Internazionale del Teatro in Piazza, L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, MARCHE TEATRO
con il sostegno di MiBACT, Regione Emilia Romagna

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