Quanto Harry Potter c’è in Mare Fuori 3

Con l’inizio delle riprese di Mare Fuori 4, il prodotto RAI, in collaborazione con Picomedia, si appresta a diventare la nuova serie portabandiera italiana. Così come La Casa di Carta per la Spagna, Dark per la Germania e Squid Game per la Corea, il ruolo influente che si è ritagliato Mare Fuori sarà di impatto cult sulla produzione filmica e seriale del paese.

Quel che muove la scrittura di questo ed altri articoli del genere è l’indagine delle influenze e dei riferimenti culturali che pervadono la serie firmata dal regista Ivan Silvestrini.
La carne al fuoco messa da regista e sceneggiatori è molta, quindi ci concentreremo sull’analisi della terza stagione, colei che le ha regalato la consacrazione.

Piccola postilla sulla più che intelligente manovra strategica della RAI (spesso incapace di parlare ad un pubblico giovanile su vasta scala). Vendere le prime due stagioni di Mare Fuori alla piattaforma di riferimento mondiale Netflix, tenendo la terza per sè in esclusiva su RaiPlay, è stata una determinante mossa di marketing. Ennesima conferma di come l’algoritmo di Netflix sia ormai Netflix stesso, poichè con le sue scelte indirizza, con garanzia di successo, il gusto filmico della massa giovanile e non.

ALLERTA SPOILER per chi non ha visto la terza stagione.
Il terzo capitolo si apre con una modifica importante nell’assetto dei protagonisti. Rosa Ricci entra prepotentemente nel primo piano della narrazione, ed è lei che permette una modifica del sistema in cima alla piramide. Filippo e Naditza si sono costruiti la loro pseudo-realtà fuori dall’IPM, ma si percepisce l’estemporaneità del momento. Questo è però utile per una coesione dei due, che si andrà a sommare al vero protagonista della serie, Carmine Di Salvo.

Quest’ultimo è il personaggio principale archetipico: buono per eccellenza, sfortunato nella sua storia personale, con il pesante fardello di essere il prescelto per cambiare lo status quo negativo. Vive con senso di inadeguatezza il suo ruolo e per questo si empatizza con lui. Se non vi basta questo per capire quanto la sua costruzione psicologica sia simile a quella del maghetto più famoso del mondo, ci vengono in soccorso proprio Chiattillo e Naditza.

In Mare Fuori, gli amici sono il più grande sostegno di Carmine, specie dopo la morte di Nina. Filippo si ritaglia il ruolo dell’amico-spalla, ingenuo e spontaneo che dev’essere trascinato, ma che nel famoso “momento del bisogno” c’è sempre e stupisce per la sua forza d’animo. Un po’ come Ron, insomma. Ad innamorarsi di lui è il suo alter ego opposto e complementare, Naditza. Lei amministra la coppia, “porta i pantaloni”, e ragiona per entrambi con innata capacità di problem solving. Una rossa trascinatrice dal carattere forte e talvolta irascibile. Nella terza stagione i tre si fondono come mai prima d’ora, creando un vero e proprio sodalizio, degno del triumvirato Potter-Wisley-Grenger.

È chiaro che chiunque si approcci al racconto di adolescenti dentro un istituto, non può non aver fatto i conti con Harry Potter. L’abilità artistica sta nella rielaborazione originale del modello.

Ad esempio sia Carmine che Harry hanno rapporti complessi con le rispettive famiglie tutrici. Il primo lo ha con la famiglia d’origine, i Di Salvo (strumentale per la contrapposizione shakespeariana con i Ricci), l’altro con gli zii tutori legali. Per non parlare dell’unico santo in paradiso di Carmine, il comandante Massimo. Egli fa praticamente lo stesso lavoro che tutti i Malandrini, la McGranit, Silente, Malocchio, Mamma e Papà Wisley etc. etc. fanno per Harry.

Se non vi ha ancora convinto il parallelismo mostrato fin ora, cederete probabilmente a quello più diretto. L’ingresso deus ex machina dell’inviata del ministero per controllare l’operato della direttrice dell’IPM, per poi subdolamente sostituirla, non vi ricorda niente? Sia Dolores Umbridge  che Sofia sono villain costruiti per essere odiati. La scena delle deposizioni per screditare Paola è per altro una citazione dei colloqui della Humbridge per destituire Silente.

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