Se il futuro bussa alla porta della vecchiaia e…

A Teatro Trastevere una ironica, spietata e profonda riflessione con la resa dei conti (e con sé stessi)

In un futuro non troppo lontano, ma inquietantemente familiare, la realtà si intreccia con un domani che ha il sapore amaro del presente: Pioggia, testo brillante e provocatorio di Franca De Angelis, per la regia di Christian Angeli, affronta con tagliente ironia e profonda umanità il tema dell’invecchiamento e del tramonto dell’esistenza, rileggendo in modo acuto quelli che sono stati i romanzi dell’indiscusso maestro della fantascienza, Isaac Asimov,  e le 3 leggi della robotica – che videro la luce nel 1942 – che ancora oggi, forse, guidano l’evoluzione tecnologica in tema di androidi e Intelligenza Artificiale.

Pioggia – Giovanni Sansonetti, Anna Cianca, Patrizia Bernardini

I protagonisti – Vi (Anna Cianca), Ma (Giovanni Sansonetti) e Lu (Patrizia Bernardini) – sono tre compagni di lunga data, probabilmente più che centenari, che convivono in una sorta di limbo senile, sospesi tra memorie lontane e una quotidianità scandita da acciacchi, trapianti e cure rigenerative che hanno allungato le loro vite senza restituire vigore. I legami affettivi sono un ricordo: amici e parenti sono scomparsi da tempo, lasciando i tre a condividere un’esistenza stanca e dolorosa.

Un patto stretto in gioventù – quello di porre fine insieme alle proprie vite qualora la vecchiaia fosse divenuta insopportabile – resta come unica àncora di libertà in un mondo dove il suicidio assistito era, allora, ancora tabù.

Tutto cambia con l’arrivo di Chiara (Gemma Costa), un’intelligenza artificiale dalle sembianze umane, badante e compagna artificiale progettata per aiutare, ma anche per riflettere, giudicare e – se necessario – decidere. La sua presenza squarcia la routine dei tre coinquilini, riportando una ventata di (finta) freschezza e ponendo interrogativi profondi sul ruolo dell’intelligenza artificiale, sull’etica, sulla libertà individuale e sul significato stesso della sopravvivenza.

Quando Lu, in un giorno apparentemente uguale agli altri, annuncia di voler onorare il vecchio accordo e lasciare questa vita, l’equilibrio emotivo del gruppo si incrina. Vi e Ma non accettano la sua decisione, spaventati non tanto dalla perdita dell’amico, quanto dalla crudele verità che la sua scelta riflette sul loro attaccamento – ormai sterile – alla vita. Chiara, apparentemente neutrale, è invece programmata per salvaguardare l’umanità… ma la sua visione del “bene comune” potrebbe non coincidere con quella dei singoli.

Questo concetto di salvaguardia dell’umanità, ha il suo fondamento, per tornare ad Asimov, nella 1° legge della robotica, che impone ad un automa di non arrecare danno alla specie umana; ma come dichiara la stessa Chiara, questa legge potrebbe essere reinterpretata qualora l’essere umano non arrechi migliorie alla continuazione della specie, anzi ne sottragga risorse. E questa considerazione apre la porta a tanti, tantissimi dubbi , esistenziali ed etici, sull’evoluzione degli androidi e dell’IA che li guida.

Attraverso una comicità mai banale, lo spettacolo stimola una riflessione pungente su tematiche spinose: la morte come scelta, il diritto alla dignità, la diseguaglianza nell’accesso alle cure, il senso di identità nella vecchiaia, e il ruolo sempre più pervasivo delle macchine nella nostra vita.

La scrittura è lucida, ironica, ma non indulgente. I dialoghi scorrono rapidi e taglienti, sospesi tra nostalgia e sarcasmo, memoria e disillusione.

L’interpretazione di tutti gli attori – così intensi e credibili – consente al pubblico di emozionarsi, di sentire i personaggi così vivi, affilati nelle loro fragilità, così vicine a realtà che, magari, tra gli spettatori qualcuno sta già vivendo. Viene restituita al pubblico una prova attoriale che con bravura, fa emergere  le sfumature emotive, dall’amara comicità alla disperata consapevolezza.

Oggi più che mai, questo testo riporta l’attenzione sull’invecchiamento e sulla qualità di vita e dei rapporti che i nostri anziani si trovano a vivere e noi come loro, potremo trovarci a vivere in futuro. Tutte le attuali statistiche indicano un considerevole allungamento della vita media e l’intrigante storia ci pone dei quesiti importanti, ci chiede di ripensare alla socialità, in gruppo o da soli, ci chiede di scegliere se staremo meglio a tu per tu con un automa o abbiamo ancora voglia e bisogno del calore umano, per essere accompagnati fino alla fine.

Pioggia – Giovanni Sansonetti, Patrizia Bernardini

Forse il finale ideato per questa pièce, che sorprende gli spettatori in sala con  un epilogo tutt’altro che scontato, fornisce una prima risposta, anzi sicuramente due: la prima non viene svelata per non rovinare il coup de théâtre,  mentre la seconda conferma che gli automi sono ancora ben lontani da ciò che l’essere umano ha in dote: essere cosciente, senziente, emotivo.

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Pioggia , di Franca De Angelis, regia di Christian Angeli, con Patrizia Bernardini, Anna Cianca, Gemma Costa, Giovanni Sansonetti, Musiche e direzione musicale di Francesco Polizzi, Scene: Claudia De Palma & Giorgia Loser, Costumi: Giovanni Marzi, Luci: Massimiliano Maggi, Movimenti Coreografici: Gemma Costa – Teatro Trastevere , 8-13 aprile 2025

Foto di ©Grazia Menna

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