Teresa la ladra – Dal romanzo “Memorie di una ladra” di Dacia Maraini al Parioli

Dacia Maraini scrisse il romanzo Memorie di una ladra nel 1972, da uno spunto di partenza nato a seguito di un suo reportage sulla condizione carceraria in Italia e dall’incontro con Teresa Numa, una ladra indurita dalle esperienze detentive e prima ancora dalle vicende della sua vita tribolata. Dal suo racconto, raccolto nella forma della testimonianza orale, nacque uno splendido romanzo che non più tardi di un anno dopo la sua pubblicazione conobbe una trasposizione cinematografica, con lo stesso titolo scelto per la presente riduzione teatrale, con Monica Vitti, Stefano Satta Flores  e Michele Placido.

Mariangela D’Abbraccio, magnifica attrice/cantante partenopea dal pedigree di eccellenza, veste i panni di Teresa Numa in un lungo racconto inframmezzato da importanti inserimenti canori che scortano la narrazione nei suoi passaggi più significativi. Così la sostanza dell’insieme -per il registro “da strada” della sua quota narrativa -che si espande identica nella struttura incontenibile anche nelle parti cantate, come se la dimensione melodica non riuscisse a contenere il flusso di un’oralità densa e travolgente- tende a volersi imporre come una sorta di Opera da tre soldi de noantri.  Simmetrica l’ambientazione malvivente, equivalente lo stile picaresco del racconto, identico procedere per mischiamenti di genere (lì le musiche niente affatto di intrattenimento di Kurt Weil, qui le armonie di Sergio Cammariere che vestono come possono una narrazione potente, irriducibile a contenersi nella forma canzone).  

Solo che qui il Mackie Messer della narrazione è tutt’altro che il kaiser dell’affollato groviglio balordo: qui al centro della scena c’è solo la povera Teresa, con la sua misera valigia “piena di niente” (la protagonista sveste e riveste continuamente, con maniacale perseveranza gli stessi poveri indumenti) e i suoi racconti sgangherati densi di un linguaggio sgrammaticato e di quella onomastica gergale degna di un’eroina della strada e della sfortuna come lei. Rifiutata fin dalla nascita, ripercorre tutta la sua vita, nelle traversie dell’infanzia e dell’adolescenza ingrata, di una maternità accidentale, del suo peregrinare sentimentale tra compagni traditori recidivi, del tirocinio mariolo tra ladri e truffatori romani, fino al debutto –più volte replicato- negli universi carcerari (manicomi criminali inclusi).

Mariangela d’Abbraccio con la sua fisicità e vocalità prorompenti veste alla perfezione il personaggio di Teresa, incatenando al racconto la platea con la sua espressività indomita, regalando anche non pochi momenti di autentica commozione. Armonica ed efficace la regia di Francesco Tavassi.

Non si può sorvolare da ultimo sul Gruppo musicale presente in scena e che fa da autentico pilastro al racconto. Tutti meritano l’onore di una menzione singola: Gianluca Casadei (fisarmonica), Dario Piccioni (contrabbasso), Lucrezio De Seta (batteria), Augusto Creni (chitarra). Le canzoni originali sono di Sergio Cammariere e Dacia Maraini, gli arrangiamenti di Alessandro Nidi e i costumi di Maria Rosaria Donadio.

Peccato l’inconveniente tecnico che ha impedito, per il debutto, la partecipazione delle “pupazze danzatrici”, sul palco con l’attrice. In scena al Teatro Parioli dal 22 al 26 marzo.

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