Una stanza tutta per Ofelia: la recensione

Un breve monologo simpatico e colorato, che ripercorre le vicende dell’“Amleto, dal punto di vista femminile

“La risposta di Ofelia” è uno spettacolo fai da te, una caratteristica che si evince già dalla breve presentazione offertaci dall’interprete, autrice e regista di questo monologo, Viola di Caprio.

Lo spettacolo è stato presentato in forma telematica, all’interno della rassegna del “Roma Fringe Festival. Nonostante le comprensibili difficoltà organizzative, l’investimento economico e logistico da parte degli enti coinvolti è evidente, ma non senza alcuni aspetti discutibili, tra cui la scelta di trasmettere gli spettacoli in diretta e non in streaming, privando dunque gli spettatori della possibilità di godere dell’intero spettacolo, pur connettendosi solo con qualche minuto di ritardo.

Come sappiamo il “Fringe Festival” propone quasi esclusivamente delle programmazioni ‘off’, al fine di dare visibilità alle compagnie emergenti. Alla base della versione originale nata a Edimburgo nel 1947, che oggi si aggiudica il primato di festival di arti performative più grande del mondo, sta l’idea che questo genere di eventi comunitari e di grande risonanza debbano dare spazio alla sperimentazione e alla ricerca.

Nella versione romana, ridottissima rispetto all’originale, ciò non sempre avviene. Questo è il caso de “La risposta di Ofelia”, che pur nella comprensibile situazione di difficoltà, non fa che riproporci un allestimento banale. Sorge il dubbio che per ‘off’ in Italia si intenda qualcosa di molto diverso dall’irriverenza antiborghese di tipo anglosassone e che questo termine, anziché connotare le eccellenze, incentivi una tipologia di teatro casalinga e ‘fai da te’.

Il testo di Viola di Caprio ripercorre dal cantuccio della stanza di Ofelia il mondo dell’ “Amleto”, con gli occhi di una fanciulla spaurita e solitaria, in cui si affastellano, grazie all’impiego di voci fuori campo, diversi personaggi della tragedia. L’allestimento consta di pochi elementi, in particolare una struttura colorata al centro della scena. L’attrice mira alla risata dello spettatore, attraverso balletti e ridicolizzazioni, forse eccessive.

Shakespeare rimane, tuttavia, un autore capace di dare voce al femminile, perciò prima di muovere una critica così radicale a un classico di questa portata, è necessario interrogarsi sul perché di certe scelte. La stratificazione presente nell’elaborazione dei testi shakespeariani ci impone di ricordare come alla base di certe stigmatizzazioni, come quella della purezza femminile, stia una continuità logica e di pensiero rispetto alla cultura e l’epoca medievali. Sulla scena Shakespeare ci presenta un nuovo tipo di umanità, che ricalca in maniera realistica non tanto la vita nella sua essenza più quotidiana, quanto propone un nuovo tipo di uomo, incarnato magistralmente dalla figura dell’Amleto. 

L’essere umano non fonda più la sua identità a partire da un’ispirazione divina, ma vive quotidianamente e tragicamente nella dimensione dell’errore e dell’incessante divenire del suo stesso io, che non conoscerà mai a pieno. In questa perpetua irritazione del dubbio prevalentemente maschile non c’è posto per la donna, la cui identità rimane ai margini della cultura moderna, facendosi, tuttavia, simbolo non solo dell’emarginazione, ma anche delle virtù positive, proprie del vecchio mondo medievale.

La purezza di Ofelia è soprattutto spirituale, il suo silenzio è intimamente teatrale, come ispirata ai grandi classici della tragedia è la sua morte, che non ci viene mai mostrata sulla scena. Nonostante sia teoricamente apprezzabile la scelta di proporre una riscrittura dell’Amleto dal punto di vista femminile, manca in questo caso un po’ di concretezza storica, nonché una certa profondità psicologica necessaria all’elaborazione di un personaggio come quello di Ofelia.

“La risposta di Ofelia” è stato trasmesso in streaming il 22 aprile, testo, regia e con Viola di Caprio, voci di Lucas Tavernier, Miha Bezeljak, Yuri Grandone, luci e audio Francesca Marchionni, scene Sabina Lembo, maschere Luca Arcamone, sigla originale Edoardo Pepe.

Teatro Roma
Grazia Menna

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